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Spigolature 23. Uno sguardo sul pensiero giusfilosofico in Italia nella seconda parte del Novecento

Sergio Conti • mag 17, 2024

Segnalo il saggio della prof.ssa Carla Faralli intitolato “La filosofia del diritto nel secondo Novecento”, con sottotitolo “Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto” - pubblicato nel 2012 su “Enciplopedia Treccani” e rinvenibile online all'indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/la-filosofia-del-diritto-nel-secondo-novecento_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto) - che contiene una analitica disamina dei filosofi italiani che si sono occupati del diritto ed espone sinteticamente il loro pensiero.


Lo scritto si articola sui seguenti paragrafi:

1) DECADENZA DELL’IDEALISMO;

2) POSITIVISMO GIURIDICO E FILOSOFIA ANALITICA;

3) IL DIBATTITO POSTPOSITIVISTICO.


Si riportano due estratti dall'articolo.


Il Primo autore trattato è Felice Battaglia (1902-1977): “egli aderisce inizialmente alle posizioni speculative del neoidealismo, soprattutto nella forma dell’attualismo gentiliano, ma ben presto se ne distacca, sostenendo che solo la vita di relazione, sorretta dalle norme giuridiche, è storica e concreta. Ne segue che il diritto si pone come «momento originario dello spirito» e come tale irrisolvibile in ogni altra forma spirituale: esso conferisce alle articolazioni dello spirito la vera concretezza, implicando l’alterità, quale relazione con un altro come noi; la socialità, quale rapporto bilaterale irriducibile di soggetti; la persona, quale valore etico assoluto. La persona è per Battaglia, che fa proprio il pensiero di Antonio Rosmini con coloriture esistenzialiste, il centro metafisico e assoluto del diritto: è nel valore della persona, in quanto immagine divina, che il diritto si fonda e da esso trae a sua volta valore. La reale espressione del valore della persona è rappresentata dai diritti umani fondamentali: essi condensano il vero significato della persona e, poiché riguardano ogni essere umano, devono trovare riconoscimento e garanzia universale: di qui il processo di internazionalizzazione dei diritti umani, unico strumento, secondo Battaglia, per assicurare il rispetto della persona. Egli scrive:


I diritti dell’uomo divengono efficienti quando, a parte l’assetto legale interno, trovano una pacifica organizzazione internazionale a loro presidio. Non basta enunciarli e prevedere loro nel sistema del diritto interno, occorre che trovino organi e strumenti di tutela in una concordata costituzione di tutti gli Stati (Le carte dei diritti, 19462, pp. XXX-XXXI).


...


Il pensiero di Uberto Scarpelli :


… che, negli scritti degli anni Ottanta, in particolare Il positivismo giuridico rivisitato (1989), si dichiara un credente nella legge e difensore del positivismo alquanto pentito: egli sostiene la necessità di individuare principi capaci di guidare la legislazione e auspica la creazione di un apparato giudiziario in grado di assicurare sulla base di tali principi, che si identificano con i principi costituzionali, un’attività di interpretazione del diritto che svolga una funzione unificante simile a quella svolta in passato dai codici e dalla legge, che non sembra più offrire quelle garanzie di razionalità e di tutela dei diritti fondamentali che ne avevano fatto lo strumento principale del moderno Stato di diritto.


Negli stessi anni Scarpelli indirizzò i suoi studi soprattutto a problemi di etica e metaetica giuridica (l’opera più rappresentativa di questa fase è L’etica senza verità, 1982). Si tratta di un titolo emblematico che riassume tutto il senso della filosofia dell’autore, «il tema portante, il filo conduttore, la spina e la premessa» di tutte le sue ricerche sull’etica, come rileva l’autore stesso nella prefazione, ricerche sempre ispirate al principio della grande divisione tra descrittivo e prescrittivo e alla legge di David Hume, in forza della quale, come è noto, non si possono trarre precetti da asserzioni e viceversa. Di qui l’etica senza verità, nel senso che le proposizioni prescrittive, a differenza di quelle assertive, non sono né vere né false; non possono, quindi, essere sottoposte al giudizio di verità e di falsità, ma solo a criteri di giustificazione.


Un posto considerevole in questo ambito occupano gli studi di bioetica: Scarpelli delineò e difese una concezione di essa come indagine razionale e libera, tesa a tutelare e garantire le libertà individuali e contribuì da una prospettiva laica ad aprire il dibattito italiano a temi fino a quel momento monopolio della cultura cattolica.





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